Premessa
Molta acqua è passata sotto i ponti da quando il tema della responsabilità professionale nei servizi di emergenza urgenza registrava giudizi per così dire sacrali e, per ciò stesso, insindacabili, in virtù del riconoscimento di esclusive competenze tecniche nell’esercizio di un’attività che molti definiscono un’arte e non una scienza soggetta ad attente e continue verifiche. Oggi però le prospettive sono alquanto mutate, se non addirittura rovesciate: i servizi di emergenza urgenza assistono ad una sempre maggiore richiesta di servizi e prestazioni, talora improprie, associate anche ad una verosimile “debolezza” generale del sistema di gestione territoriale e all’incremento lineare delle patologie cronico-degenerative in una popolazione sempre più anziana e fragile. In questo contesto, la crescente diffusione dell’informazione a carattere scientifico, consente al paziente ed ai suoi famigliari di diventare più esigenti di un tempo nei confronti di tutto il personale sanitario e sono portati ad esercitare (direttamente o tramite altri sanitari, o, in ultima istanza tramite la magistratura,) un controllo penetrante sull’attività sanitaria svolta mettendo in discussione (civilmente e penalmente), spesso e volentieri, l’operato di tutta l’equipe che si occupa di urgenza. E’ per tale motivo che, pur riconoscendo che la centralità del paziente sia l’unica formula vincente dell’assistenza sanitaria, ogni membro dell’equipe di emergenza urgenza deve possedere le conoscenze essenziali delle principali norme che regolano la propria attività, E’ inoltre indispensabile che si abbia maggiore consapevolezza che ogni atto del singolo professionista può determinare ricadute civili e penali su tutti gli altri componenti della catena assistenziale; si assiste infatti ad un progressivo aumento delle cause di responsabilità medica e tra queste, anche di quelle relative alla responsabilità dell’equipe medica, con un contenzioso che è aumentato del 200% rispetto ai 60 anni precedenti.