Corruzione nella PA: algoritmi e rating di legalità per costruire fiducia fra imprese, pubblica amministrazione e cittadini

Corruzione nella PA: algoritmi e rating di legalità per costruire fiducia fra imprese, pubblica amministrazione e cittadini

Riassunto

Il convegno su rating di legalità e prevenzione algoritmica inaugura il ciclo di giornate studio “Formare per innovare”. Magarini: “Tecnologia al servizio di una nuova cultura della relazione fra pubblico e privato”

Il contrasto e l’abbattimento del rischio di corruzione nelle istituzioni è stato il tema centrale del primo convegno del ciclo di incontri: “Formare per innovare” ideato e organizzato dalla Scuola Umbra di Amministrazione Pubblica.

Il convegno

La giornata di studio: “Lotta alla corruzione nei contratti pubblici. Dal rating di legalità alla prevenzione algoritmica”, che ha avuto luogo il 31 gennaio a Villa Umbra, sede della Scuola Umbra di Amministrazione Pubblica e patrocinata dall’associazione “ItaliaOggi”, ha messo al centro due strumenti innovativi, per prevenire e contrastare il fenomeno della corruzione: il rating di legalità e alcune funzioni algoritmiche.

“Abbiamo necessità – afferma il prof. Federico D’Andrea (board Transparency International – Italia) -, di andare contro i pregiudizi fra privato e pubblica amministrazione, che hanno caratterizzato un rapporto fondato su grandi divisioni: le imprese ritenute delle potenziali aree grigie di illegalità, e il controllore pubblico come censore delle iniziative imprenditoriali.

Siamo ormai a una svolta – conclude D’Andrea -, grazie anche all’introduzione delle tecnologie: una nuova azione di controllo che si basi sulla trasparenza, sulla collaborazione e sulla responsabilità comune, attraverso procedure ispettive e di monitoraggio lineari”.

Sulla corresponsabilità fra iniziativa privata e controllo pubblico si è espressa anche Roberta Angelini, direttrice del rating di legalità dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, che ha introdotto lo strumento del rating di legalità: “Si tratta di una asseverazione che formula un punteggio del livello di legalità di una azienda che intende partecipare a gare pubbliche, attraverso l’analisi della governance interna e altri indicatori che raccontano del livello organizzativo e della struttura operativa e etica di una azienda.

Questo strumento – spiega Angelini – non si basa su una logica sanzionatoria ma premiale: la trasparenza e la sostenibilità dell’azione imprenditoriale del privato, viene giudicata positivamente per ottenere incentivi e un bollino di affidabilità e legalità”.

In aumento le percentuali di adesione all’analisi del rating di legalità da parte di aziende private dal 2019 al 2022: “Siamo passati dal 37 per cento di aziende che hanno fatto richiesta di accesso allo screening di legalità, al 48 per cento in tre anni – aggiunge Angelini -. Questo dà la misura della necessità di un accreditamento e riconoscimento dei livelli reputazionali delle aziende in un mondo sempre più connesso digitalmente.

Interessante rilavare – conclude la direttrice del rating di legalità dell’AGCM -, che il 38 per cento delle richieste di valutazione sono state respinte perché le aziende non rispettano le norme di sicurezza sul lavoro. Questo per sottolineare come le politiche non solo si valutano le politiche di legalità ma anche quelle giuslavoriste ed etiche più in generale.

Secondo il procuratore di Perugia, Raffaele Cantone, la prevenzione alla corruzione si fa rimettendo in primo piano la centralità della pubblica amministrazione: “Il tema della corruzione è rilevante a livello internazionale, tanto che l’ONU si espressa con una convenzione su questo tema.

Non è solo o più un tradimento delle funzioni pubbliche di una o più persone, ma un danno ai sistemi economici e alla democrazia. Dal punto di vista repressivo, nel nostro paese abbiamo un apparato penale all’avanguardia con normative anche sproporzionate.

Il punto critico – spiega Cantone – è quanto questo sistema lasci emergere la profondità di un reato sostanzialmente ancora invisibile. La dice lunga la retrocessione dell’Italia al 42esimo posto su 180 paesi registrato da Transparency International.

Quella piccola porzione di corruzione che emerge, non può essere solo repressa giuridicamente. È necessario introdurre la cultura della prevenzione attraverso l’intervento sui fattori di rischio di corruzione.

In questo senso – conclude il procuratore -, la pubblica amministrazione al suo interno è il primo baluardo di contrasto quando potenzierà sistemi organizzativi che garantiscano la trasparenza, funzionari profondamente etici e l’eliminazione di potenziali conflitti di interessi”.

“Come Scuola di formazione per la PA – spiega Marco Magarini Montenero, amministratore unico della Scuola Umbra di Amministrazione Pubblica -, siamo continuamente protesi verso l’innovazione e la promozione di benessere e legalità istituzionale.

La giornata di oggi è stata di altissimo livello scientifico e qualitativo, e ha fatto emergere come le tecnologie informatiche e un approccio etico e trasversale fra le varie funzioni di controllo, possano rendere gli enti pubblici meno permeabili a fenomeni di intrusione corruttiva, così da ricostruire quella frattura nella fiducia fra cittadini e istituzioni in modo rigoroso ed efficace.

Su questo specifico tema – conclude -, stiamo valutando una possibile collaborazione con la Link Campus University per attivare un master universitario a carattere multidisciplinare”.

 

Giorgio Pezza